Comuni
Comune di Castelplanio
Castelplanio: informazioni turistiche
CENNI GEOGRAFICI
Castelplanio (localmente Castello) è un comune italiano di 3.532 abitanti della provincia di Ancona nelle Marche.Castelplanio sorge sulla riva sinistra del fiume Esino, sulla parte meno elevata di una collina estesa da nord-est a sud-ovest, a circa 305 m s.l.m.; si trova a circa 45 km da Ancona, a 30 km da Fabriano e a 15 km da Jesi, il centro limitrofo più importante. Alcune delle sue frazioni, Macine, Borgo Loreto e Pozzetto, sorgono invece nel fondovalle, a circa 125 m s.l.m. a poca distanza del fiume e sono attraversate da torrentelli che vi confluiscono (fosso del Maltempo o di Rosora a Macine, fosso Costaccino e fosso delle Lame a Borgo Loreto, torrente Fossato a Pozzetto). Dal punto di vista geologico, la collina di Castelplanio è formata prevalentemente da arenaria del cenozoico, mentre il terreno pianeggiante presso il fiume, sedimentario, risale al periodo neozoico. Dal punto di vista urbanistico, il capoluogo Castelplanio gravita attorno al paese medievale, detto Castello anche se delle fortificazioni originali rimangono soltanto delle tracce. La via principale attraversa Castelplanio seguendo il crinale del colle, salendo a nord-est verso il comune di Poggio San Marcello e scendendo invece a sud-ovest con diversi tornanti verso il fondovalle, finendo per confluire a Macine con la provinciale 76. Tale strada, l'antica via Clementina fatta costruire da Papa Clemente XII, è anche l'asse sul quale Macine, Borgo Loreto e Pozzetto sono collocati. Piagge invece si trova su un colle più ad est, ed è collegato al fondovalle con alcune vie impervie e difficoltose.Il comune è diviso in cinque frazioni: Castelplanio (detto anche Castelplanio Paese), Macine (detto anche Castelplanio Stazione), Borgo Loreto, Pozzetto e Piagge. Al censimento del 2001, la maggioranza della popolazione (circa il 58%, 1850 abitanti), risulta abitare nell'agglomerato di Macine-Borgo Loreto; il capoluogo conta 500 abitanti, la frazione di Pozzetto circa 300, mentre solo 11 abitanti risultano a Piagge (il resto degli abitanti, circa 500 persone, secondo il censimento si trovano in case sparse).
CENNI STORICI
Epoca romana Nonostante la Vallesina sia stata abitata sin dal periodo paleolitico, come dimostrano gli scavi a Jesi e a Serra San Quirico, nel territorio dell'attuale comune di Castelplanio i ritrovamenti più antichi sono vasellami di origine romana, a Macine, e resti di un insediamento sempre romano a Borgo Loreto. Più a monte, lungo la strada Carrozze Vaccili (vicino la Fonte del Saletto) sono rinvenuti dei mosaici e resti di una Villa romana. Ma il ritrovamento sicuramente più importante è quello di una epigrafe romana, firmata da un ricco possidente della città di Ostra antica, Quinto Precio Proculo, ora collocata nel palazzo comunale di Castelplanio (questa è la seconda lapide di dimensioni minori, mentre l'altra, di dimensioni maggiori trovasi nell'androne d'ingresso alla Casa parrocchiale di Ostra). La storia dell'abitato di Castelplanio, così come l'origine del suo nome, secondo la leggenda (suffragata da alcuni studiosi) si lega a quella della città romana di Planina, nel territorio dell'attuale comune di Castelbellino. Gli abitanti di Planina, fuggendo dall'invasione dei Visigoti nel V secolo, ricostruirono la loro città sull'altra sponda del fiume, in località elevata e facilmente difendibile, portando con sé il toponimo. Dal Medioevo al Settecento Al di là della leggenda, le fonti storiche parlano di Castra Plani per la prima volta solo nel 1283, in un codice che elencava i castelli dipendenti dalla città di Jesi. Probabilmente l'origine dell'insediamento si lega alla presenza di una abbazia benedettina, San Benedetto de' Frondigliosi, conosciuta già nel 1199, anche se il citato codice elenca Castra Plani e Villa di San Benedetto separatamente ancora nel XIV secolo. La frazione di Macine prende il nome dall'antica attività estrattiva delle pietre da mulino: precedentemente veniva chiamata anche contrada la Moja, dal nome locale degli acquitrini che il fiume Esino formava nella zona. Il toponimo si riscontra anche nella frazione di Maiolati Spontini chiamata Moie, contigua al territorio di Castelplanio e ormai fusa con la frazione castelplanese di Pozzetto. Borgo Loreto nasce col nome di Osteria o Hostaria come stazione di posta per il cambio dei cavalli sulla via Ancona-Roma, probabilmente attorno al XIII secolo, anche se la contrada viene menzionata solo due secoli dopo nei registri catastali di Jesi. All'inizio del XVII secolo venne costruita la chiesa della Maria Santissima di Loreto, in onore della quale, a metà del XIX secolo, la contrada verrà rinominata nell'attuale Borgo Loreto. All'inizio del XV secolo i castelli di Jesi, tra cui Castelplanio, erano in mano ai Malatesta di Rimini, ma nel 1433 la signoria passò a Francesco Sforza; nel 1447 le truppe pontificie di Niccolò Piccinino riportarono il territorio sotto lo Stato della Chiesa, dopo aver praticamente raso al suolo il paese. I lavori ricostruttivi dell'abitato e del castello durarono quasi trent'anni. Nel Cinquecento il territorio finì nelle mire di Cesare Borgia, inviato da suo padre Papa Alessandro VI per spodestare i signori locali e rinsaldare lo Stato della Chiesa. Il Borgia riuscì nel suo intento ma la morte del papa e l'ascesa al soglio di Pietro di Giulio II, suo acerrimo nemico, ne decretò l'arresto e la fine del suo dominio. Pochi anni dopo, nel 1517, la Vallesina fu nuovamente assediata e devastata, stavolta dalle truppe di Francesco Maria I della Rovere, in lotta col papato per l'egemonia sul Ducato d'Urbino.Nel resto nel secolo, così come in quello successivo, Castelplanio visse in relativa tranquillità le vicende dello Stato della Chiesa: nessuna guerra interessò la Vallesina, se non indirettamente, come la guerra tra Papa Urbano VIII e il Ducato di Parma retto da Odoardo Farnese, nel 1641, per il possesso del Ducato di Castro. I veri nemici, durante questo periodo, furono le numerose carestie che interessarono la valle e le varie epidemie di peste. Nel Settecento Castelplanio visse piuttosto passivamente il passaggio degli eserciti stranieri (austriaci, napoletani, spagnoli) che si combatterono nelle diverse guerre del periodo - Guerre di successione spagnola, polacca, austriaca - e l'evento sicuramente più significativo fu il terremoto del 24 aprile 1741, che danneggiò gravemente tutto l'abitato ma miracolosamente non fece vittime: il popolo castelplanese decise così di elevare il santo del giorno, San Giuseppe, a patrono della città. Durante il secolo le gravi epidemie che avevano funestato i 200 anni precedenti cessarono, ma non si può dire lo stesso per le carestie: tra il 1716 e il 1764 se ne contarono cinque. Dall'Ottocento ai giorni nostri La fine del secolo fu molto più turbolenta: le truppe francesi di Napoleone Bonaparte entrarono a Jesi il 10 febbraio 1797 e tutti i castelli, compresa Castelplanio, dovettero giurare fedeltà alla neonata Repubblica Anconitana, sotto la protezione francese: di lì ad un anno, tutto lo Stato della Chiesa venne occupato da Napoleone che creò la Repubblica Romana, incorporando quindi anche i territori della Repubblica Anconitana. Il territorio di Castelplanio venne a trovarsi nel dipartimento del Metauro, aggregato al cantone di Montecarotto che lo sottraeva così, dopo più di cinque secoli, alle ingerenze della città di Jesi. Nel maggio del 1799 scoppiò una rivolta in tutta la Repubblica Romana, che venne soffocata dai francesi nel sangue: dopo quasi tre secoli, dall'epoca di Francesco Maria I della Rovere, Castelplanio venne a trovarsi nel mezzo di una guerra. Soltanto nel novembre dello stesso anno l'esercito austro-russo, comandato dal generale Windisch-Graetz, costrinse alla resa i francesi: leggenda vuole che i vincisgrassi, il piatto principe delle tavole marchigiane, derivino il loro nome proprio dal generale austriaco, salutato all'epoca come liberatore, anche se un libro del 1784, Il cuoco maceratese di Antonio Nebbia, descriveva già una ricetta della "Salsa per princisgras". Jesi e il suo contado ritornarono comunque allo status quo ante già ad agosto del 1799, quando i francesi si asserragliarono in Ancona: la nuova amministrazione venne chiamata Cesarea Regia Provvisoria Reggenza di Jesi, sotto la bandiera austriaca. Già nel 1800, però, il territorio venne riportato sotto lo Stato Pontificio. Nel 1808 le Marche furono unite al Regno d'Italia: in pratica, ritornavano sotto l'egemonia francese. L'anno seguente Napoleone annesse lo Stato Pontificio e deportò Papa Pio VII. Il Congresso di Vienna, nel 1815, sancì la Restaurazione e quindi anche lo scioglimento del Regno italico e la ricostituzione dello Stato della Chiesa: per un evento di rilievo bisognerà aspettare il 1849, quando i moti popolari contro Papa Pio IX portarono alla sua estromissione e alla creazione della Seconda Repubblica Romana. Ai lavori della costituente partecipò anche un cittadino castelplanese, Vincenzo Sabatucci. L'altro evento di rilevo del XIX secolo fu ovviamente la battaglia di Castelfidardo che nel 1860 sancirà l'ingresso delle Marche e di Castelplanio nel Regno d'Italia
DA VISITARE
Abbazia di San Benedetto de' Frondigliosi, fondata prima del 1200. Della costruzione originale rimangono una parte del chiostro e la loggia in stile romanico. Il resto è frutto di restauri ed espansioni successive, in particolare tra i secoli XV e XVIII ad opera di Tommaso Ghislieri, vescovo di Jesi dal 1464 al 1505, e di Camillo Borghese, vescovo di Jesi dal 1597 al 1599, divenuto poi Papa Paolo V. All'interno, tele ed affreschi del Cinquecento. il palazzo comunale, Palazzo Fossa-Mancini, sede della Civica Raccolta d'Arte, Storia e Cultura di Castelplanio. parte del Castello, del quale rimangono due torrioni e alcuni tratti della base scarpata. Chiesa di Sant'Anna, nella frazione Piagge Chiesa del S.S. Crocifisso, che contiene un crocifisso ligneo di Pierdomenico Nofrisci detto il Barnaro, del 1639, e un organo del 1700. Sentiero del Granchio Nero, percorso naturalistico che da Macine, seguendo il fosso del Maltempo, giunge fino a Rosora. Così chiamato per via di un endemismo che popola questa zona. la Fonte Vecchia. È un'antica fonte databile attorno al 1300 e viene menzionata dallo storico Giuseppe Colucci nel 1793, nel libro XXI delle Antichità Picene.....prossima a Terrazzani si novera quella che rimane sulla principale strada del luogo medesimo posta a Mezzogiorno denominata Fontevecchia, la quale esisteva nel secolo XV in tempo dell'infrascitto Capitano eletto da Majolati, e che leggesi trascritto sopra la detta fontanaTEPRE CAPITANEATUS BERARDIN BLASII DE MAIOLETO la Torre. Nei pressi di Castelplanio si trova una torre romanica, o meglio ciò che resta di essa, di cui l'Annibaldi dice:"Tra il fiume e Castelplanio si vede ancora un mozzo di torre antica, che forse vi fu costruita come vedetta sugli approcci dei nemici verso la sottoposta strada Flaminia. La torre ha pianta quadrata ed è costruita con blocchetti di pietra non squadrati. Doveva essere ben più elevata (un terremoto del sec.XVIII fece crollare la sommità) e suddivisa in vari piani sovrapposti, come dimostra l'esistenza di una volta a botte nel piano inferiore. La pusterla era ad una certa altezza da terra e le aperture (finestrine e feritoie) scarse. Nel lato occidentale un notevole squarcio fa presagire una ulteriore rovina. In:"Arte Medievale nella Vallesina, una nuova lettura, 2001, Alvise Cherubini". Carlo Urbani (Castelplanio, 19 ottobre 1956 - Bangkok, 29 marzo 2003), il primo medico ad identificare la SARS Tullia Chiorrini (Castelplanio, 10 novembre 1864 - Castelplanio, 22 dicembre 1936) scrittrice, traduttrice e giornalista. Carlo Fossa Mancini (Jesi, 29 ottobre 1854 - Jesi, 28 novembre 1931) ingegnere. Enrico Fossa Mancini (Jesi 7 dicembre 1884 - La Plata -Argentina- 12 marzo 1950) geologo. Angelantonio Rastelli (Castelplanio 1750 - Monsano 1824) - Ha scritto "il dottore della Villa" volume in due tomi, pubblicato nel 1808 dalla tipografia Pietropaolo Bonelli di Jesi. Fu parroco di Monsano, aveva studiato presso il seminario di Jesi e dopo essere stato ordinato sacerdote fu insegnante a Montecarotto, San Marcello, Serra San Quirico, Castelplanio e San Ginesio, per ricoprire infine la cattedra di Umanità e Retorica nel Seminario di Jesi. Nel 1786 vinceva la più importante cattedra presso il Ginnasio della città. Nel 1798 divenne Rettore-Parroco di San Nicolò di Jesi per passare poi Parroco a San Giovanni Battista. Fu trasferito poi alla Parrocchia di Monsano. La fama di Don Rastelli è si legata al suo ruolo di docente e di ispettore di tutte le scuole jesine nel periodo del napoleonico regno d'Italia, ma soprattutto al volume "il Dottore della Villa", opera premiata dallo stesso Napoleone. Il testo tratta tutti i principali oggetti dell'agricoltura, come recita il sottotitolo, e può essere considerato un classico dell'agronomia dei tempi moderni. Fu pubblicata la I^ edizione nel 1808, nel 1818 in II^ edizione ad Ancona, e poi nel 1885 in terza edizione, dal tipografo editore Florio Flori di Jesi con una prefazione di Ruggero Rosi ed annotato da Arzeglio Felcini. In maniera discorsiva, immaginando una serie di veglie nel periodo invernale in casa di agricoltori, l'autore passa in rassegna tutti gli aspetti che interessano un'intelligente gestione di una colonia agricola, dalla natura dei terreni alla coltura dei vegetali erbacei e delle piante fino all'allevamento degli animali. Non c'è argomento che viene trascurato, tutto è approfondito con un linguaggio semplice, accessibile, concreto e particolareggiato. Questo di Rastelli fu il primo e più importante trattato di agricoltura sia della Vallesina e probabilmente dell'intera Regione marchigiana e si affiancò alle accademie o società agrarie di Jesi, di Treia e Pesaro che formarono nuove generazioni di proprietari-imprenditori più aperti al progresso e alle innovazioni che dovevano trasmettere ai coloni. Un testo sul quale hanno studiato gli allievi delle scuole Rurali per tutto l'800 contribuendo alla loro formazione specifica.
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Hotel, Agriturismi, Bed and Breakfast, Ristoranti, Pizzerie, prodotti tipici nel comune diCastelplanio
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